Qualche nozione sull' Allevamento Intensivo
L'allevamento intensivo o industriale è una forma di allevamento che utilizza tecniche industriali e scientifiche per ottenere la massima quantità di prodotto al minimo costo e utilizzando il minimo spazio, tipicamente con l'uso di appositi macchinari e farmaci veterinari.
La pratica dell'allevamento intensivo è estremamente diffusa in tutti i paesi sviluppati; la gran parte della carne, dei prodotti caseari e delle uova che si acquistano nei supermercati viene prodotta in questo modo.
L'allevamento intensivo è una pratica che si è diffusa nel XX secolo (in Italia soprattutto a partire dal secondo dopoguerra) allo scopo di soddisfare la crescente richiesta di prodotti di origine animale (in particolare carne, uova e latticini) abbattendone nel contempo i costi, in modo da rendere questa categoria di prodotti adatta al consumo di massa.
Se la riduzione dei costi unitari e la possibilità di produrre su scala industriale erano inizialmente gli unici fattori a influire sulle modalità e le tecniche impiegate nell'allevamento intensivo, in seguito queste sono state sottoposte a un continuo processo di revisione in funzione di considerazioni come la tutela degli animali, l'igiene e la qualità dei prodotti, l'impatto ambientale e via dicendo. Di conseguenza, le caratteristiche dell'allevamento intensivo sono cambiate nell'arco del XX secolo, e possono presentare
Differenzeanchenotevolifradiversipaesi.
Alcuni elementi comuni alla maggior parte degli allevamenti intensivi sono i seguenti:
• Ottimizzazione degli spazi dedicati all'animale e alle fasi operative.
• Standardizzazione delle caratteristiche fisico-qualitative e operative della filiera di produzione.
• Riduzione dei costi unitari in rapporto alla qualità del prodotto finale.
• Riduzione delle ore di manodopera necessaria alla produzione.
• Negli allevamenti intensivi gli animali sono sottoposti a selezione individuale e sono perciò in grado di fornire elevate prestazioni produttive a cui corrispondono fabbisogni nutritivi in energia e proteine di maggior rilievo.
I regimi dietetici e le razioni alimentari vedono perciò l'apporto di non trascurabili quantitativi di concentrati, i soli in grado di soddisfare tali fabbisogni in rapporto alla capacità di ingestione volontaria.
La provenienza e la natura di tali concentrati è composita e varia notevolmente secondo il comparto produttivo, la fisiologia delle singole specie, il tipo produttivo della specie allevata e, infine, l'ordinamento produttivo dell'azienda. Oltre ai cereali e ai loro derivati, che rappresentano la base fondamentale dei concentrati, si fa largo ricorso ai sottoprodotti della trasformazione agroalimentare.
• La tabella a fianco è utile per confrontare due tipi di allevamento completamente diverso: quello industriale tipico, per gli USA, e uno tradizionale, per l'India.
• La prima differenza che si nota è proprio l'alimentazione degli animali: negli USA si dà agli animali cibo che sarebbe adatto anche agli uomini (soia, granturco ecc.) prodotto appositamente, e poco cibo non commestibile, che invece è preponderante in India, dove si sfruttano gli «scarti» della produzione agricola (fieno e paglia) e agroforestale.
La differenza dipende dal modello agricolo: le varietà ad alta resa negli USA riducono la produzione di fieno per le mandrie, che vanno quindi nutrite con colture apposite; in India le varietà indigene producono sia cibo per l'uomo sia cibo per gli animali.
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Zootecnia
Per zootecnia o
zootecnica si intende la disciplina che studia, valuta e si occupa del vasto
mondo delle produzioni che riguardano l’allevamento e lo dello sfruttamento
degli animali, seguendo le regole indette dalle normative vigenti sul
trattamento degli animali.
Questa disciplina è
basata sull'importante insieme delle applicazioni della Biologia da applicare all'allevamento degli animali al fine di migliorare il fenotipo,il quale
risulta dalla costituzione ereditaria e da quella acquisita a causa dell’azione
dei fattori esterni ambientali quali: condizioni climatiche ,alimentazione,
condizione di allevamento.
La zootecnia
generale studia le leggi biologiche di base comuni a tutte le specie animali ed
in particolare la genetica.
La zootecnia
speciale comprende l’etnografia , l’etnologia zootecnica l’allevamento e
l’alimentazione.
La branchia
generale è composta da: Anatomia comparata · Anatomia dei mammiferi · Etologia ·
Fisiologia animale ·
Fisiologia comparata ·
Neuroetologia
· Paleozoologia
· Sistematica animale
· Zoogeografia
· Zoomusicologia · Zoosemiotica
La branchia sistematica è composta da: Protozoologia · Malacologia
· Nematologia · Elmitologia · Artropologia · Carcinologia · Aracnologia(Acarologia)
· Entomologia(Apiologia · Coleopterologia · Dipterologia · Hemipterologia · Lepidopterologia · Mirmecologia · Ortopterologia · Tricopterologia) · Ittiologia
· Erpetologia(Ofiologia) · Ornitologia
· Mammologia(Cetologia · Primatologia)
In questa sezione tratteremo nel corso del tempo tutto ciò
riguardante la zootecnia ed anche tutte le voci correlate alla produzione
animale.
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La Large White è la razza suina più diffusa e allevata nel territorio italiano, il suo allevamento ha inizio nel 1873 (anno della sua importazione) nelle città del nord Italia come Reggio Emilia, Parma e Mantova, andando ad assorbire anche le razze locali, tanto che per molti anni è anche chiamata razza “Reggiana”.
Presenta una elevata velocità di accrescimento a tutte le età, un'ottima capacità di trasformazione degli alimenti, alte rese di macellazione, una qualità della carne eccellente con giusto rapporto tra parte grassa e parte magra, prosciutti ben conformati. La carne è utilizzata per la produzione di salumi tipici e per quella di carne da pronto consumo. Il peso di macellazione utilizzato per il suino pesante è di circa 160-170 kg (in un anno).
La Large White è caratterizzata da elevata prolificità, con circa 11 i suinetti nati per nidiata e circa due parti all'anno. Le scrofe posseggono ottima indole materna e una elevata produzione di latte, che consente loro di portare fino allo svezzamento nidiate numerose.
Viene allevata prevalentemente con sistema di allevamento intensivo, all'interno di grandi allevamenti. Si adatta anche all'allevamento all'aperto, anche se la lunga attività selettiva ha ridotto le sue doti di rusticità, per cui le condizioni più adatte sono quelle dell'allevamento semibrado, non particolarmente severo.
Di seguito mostriamo due video in cui nel primo si nota un maschio e nel secondo una scrofa con i suoi lattonzoli.
- Tipo: vivace, robusto, rustico, di buona taglia, non adiposo; scheletro solido, conformazione armonica.
- Mantello e Pigmentazione: setole bianche; cute depigmentata (rosea); è tollerata la presenza di qualche piccola macchia nera o ardesia nettamente delimitata.
- Testa: forte, leggera, con fronte larga e faccia di media lunghezza a profilo fronto-nasale leggermente concavo o rettilineo; grugno di buono sviluppo; mascelle larghe, robuste e nette; guance e gola larghe; orecchie erette con apertura del padiglione diretta in avanti.
- Collo: di lunghezza moderata ma non troppo corto, relativamente più muscoloso nel maschio ed armonicamente attaccato al tronco.
- Tronco: sufficientemente lungo, profondo, di forma cilindrica depressa lateralmente; spalle muscolose e ben fasciate; petto largo e profondo; dorso e lombi muscolosi ed uniformemente larghi, formanti una linea tendente all'orizzontale che si raccorda armonicamente con le regioni del garrese e della groppa; groppa larga, lunga e muscolosa; coda robusta, attaccata alta nel punto di passaggio tra groppa e natiche; natiche ben convesse; costato e fianchi ben discesi ed armonicamente collegati alla regione dorso-lombare; ventre ampio, sostenuto, formante con lo sterno una linea diritta e orizzontale; prosciutto quale risulta dalla descrizione della groppa e della natica e quindi, nel complesso, molto sviluppato in senso Antero-posteriore, spesso, muscoloso, ben disceso.
- Arti: di media lunghezza con articolazioni nette, robuste ed in perfetto appiombo; pastorali di media lunghezza e piedi solidi con unghielli larghi, corti, ben serrati ed uniformi.
- Andatura: agile, elastica, sicura.
Caratteri sessuali: nel maschio i testicoli sono voluminosi, globosi, uniformi, ben sporgenti dal perineo; i capezzoli devono essere in numero non inferiore a 14, ben rilevati e regolarmente distanziati. Nelle femmine, le mammelle devono essere in numero non inferiore a 14, regolarmente distanziate, con capezzoli normali ben pronunciati e pervi.
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L'allevamento intensivo o industriale è una forma di allevamento che utilizza tecniche industriali e scientifiche per ottenere la massima quantità di prodotto al minimo costo e utilizzando il minimo spazio, tipicamente con l'uso di appositi macchinari e farmaci veterinari. La pratica dell'allevamento intensivo è estremamente diffusa in tutti i paesi sviluppati; la gran parte della carne, dei prodotti caseari e delle uova che si acquistano nei supermercati viene prodotta in questo modo.
L'allevamento intensivo è una pratica che si è diffusa nel XX secolo (in Italia soprattutto a partire dal secondo dopoguerra) allo scopo di soddisfare la crescente richiesta di prodotti di origine animale (in particolare carne, uova e latticini) abbattendone nel contempo i costi, in modo da rendere questa categoria di prodotti adatta al consumo di massa[4]. Se la riduzione dei costi unitari e la possibilità di produrre su scala industriale erano inizialmente gli unici fattori a influire sulle modalità e le tecniche impiegate nell'allevamento intensivo, in seguito queste sono state sottoposte a un continuo processo di revisione in funzione di considerazioni come la tutela degli animali, l'igiene e la qualità dei prodotti, l'impatto ambientale e via dicendo. Di conseguenza, le caratteristiche dell'allevamento intensivo sono cambiate nell'arco del XX secolo, e possono presentare
Differenzeanchenotevolifradiversipaesi.
Alcuni elementi comuni alla maggior parte degli allevamenti intensivi sono i seguenti:
• Ottimizzazione degli spazi dedicati all'animale e alle fasi operative.
• Standardizzazione delle caratteristiche fisico-qualitative e operative della filiera di produzione.
• Riduzione dei costi unitari in rapporto alla qualità del prodotto finale.
• Riduzione delle ore di manodopera necessaria alla produzione.
• Negli allevamenti intensivi gli animali sono sottoposti a selezione individuale e sono perciò in grado di fornire elevate prestazioni produttive a cui corrispondono fabbisogni nutritivi in energia e proteine di maggior rilievo. I regimi dietetici e le razioni alimentari vedono perciò l'apporto di non trascurabili quantitativi di concentrati, i soli in grado di soddisfare tali fabbisogni in rapporto alla capacità di ingestione volontaria. La provenienza e la natura di tali concentrati è composita e varia notevolmente secondo il comparto produttivo, la fisiologia delle singole specie, il tipo produttivo della specie allevata e, infine, l'ordinamento produttivo dell'azienda. Oltre ai cereali e ai loro derivati, che rappresentano la base fondamentale dei concentrati, si fa largo ricorso ai sottoprodotti della trasformazione agroalimentare.
• La tabella a fianco è utile per confrontare due tipi di allevamento completamente diverso: quello industriale tipico, per gli USA, e uno tradizionale, per l'India.
• La prima differenza che si nota è proprio l'alimentazione degli animali: negli USA si dà agli animali cibo che sarebbe adatto anche agli uomini (soia, granturco ecc.) prodotto appositamente, e poco cibo non commestibile, che invece è preponderante in India, dove si sfruttano gli «scarti» della produzione agricola (fieno e paglia) e agroforestale. La differenza dipende dal modello agricolo: le varietà ad alta resa negli USA riducono la produzione di fieno per le mandrie, che vanno quindi nutrite con colture apposite; in India le varietà indigene producono sia cibo per l'uomo sia cibo per gli animali.
L'allevamento intensivo è una pratica che si è diffusa nel XX secolo (in Italia soprattutto a partire dal secondo dopoguerra) allo scopo di soddisfare la crescente richiesta di prodotti di origine animale (in particolare carne, uova e latticini) abbattendone nel contempo i costi, in modo da rendere questa categoria di prodotti adatta al consumo di massa[4]. Se la riduzione dei costi unitari e la possibilità di produrre su scala industriale erano inizialmente gli unici fattori a influire sulle modalità e le tecniche impiegate nell'allevamento intensivo, in seguito queste sono state sottoposte a un continuo processo di revisione in funzione di considerazioni come la tutela degli animali, l'igiene e la qualità dei prodotti, l'impatto ambientale e via dicendo. Di conseguenza, le caratteristiche dell'allevamento intensivo sono cambiate nell'arco del XX secolo, e possono presentare
Differenzeanchenotevolifradiversipaesi.
Alcuni elementi comuni alla maggior parte degli allevamenti intensivi sono i seguenti:
• Ottimizzazione degli spazi dedicati all'animale e alle fasi operative.
• Standardizzazione delle caratteristiche fisico-qualitative e operative della filiera di produzione.
• Riduzione dei costi unitari in rapporto alla qualità del prodotto finale.
• Riduzione delle ore di manodopera necessaria alla produzione.
• Negli allevamenti intensivi gli animali sono sottoposti a selezione individuale e sono perciò in grado di fornire elevate prestazioni produttive a cui corrispondono fabbisogni nutritivi in energia e proteine di maggior rilievo. I regimi dietetici e le razioni alimentari vedono perciò l'apporto di non trascurabili quantitativi di concentrati, i soli in grado di soddisfare tali fabbisogni in rapporto alla capacità di ingestione volontaria. La provenienza e la natura di tali concentrati è composita e varia notevolmente secondo il comparto produttivo, la fisiologia delle singole specie, il tipo produttivo della specie allevata e, infine, l'ordinamento produttivo dell'azienda. Oltre ai cereali e ai loro derivati, che rappresentano la base fondamentale dei concentrati, si fa largo ricorso ai sottoprodotti della trasformazione agroalimentare.
• La tabella a fianco è utile per confrontare due tipi di allevamento completamente diverso: quello industriale tipico, per gli USA, e uno tradizionale, per l'India.
• La prima differenza che si nota è proprio l'alimentazione degli animali: negli USA si dà agli animali cibo che sarebbe adatto anche agli uomini (soia, granturco ecc.) prodotto appositamente, e poco cibo non commestibile, che invece è preponderante in India, dove si sfruttano gli «scarti» della produzione agricola (fieno e paglia) e agroforestale. La differenza dipende dal modello agricolo: le varietà ad alta resa negli USA riducono la produzione di fieno per le mandrie, che vanno quindi nutrite con colture apposite; in India le varietà indigene producono sia cibo per l'uomo sia cibo per gli animali.
Sparus aurata
L’orata (Sparus aurata Linnaeus,
1758)
è un pesce osseo di mare e di acque salmastre,
appartenente alla famiglia Sparidae.
Il nome deriva dalla caratteristica striscia di color oro che il pesce mostra fra gli occhi.
Il nome deriva dalla caratteristica striscia di color oro che il pesce mostra fra gli occhi.
L'orata è
oggetto di pesca sportiva e commerciale su tutte le coste mediterranee. In crescita è
l'allevamento in acquacoltura, importante voce dell'economia di
molte località costiere lungo tutta la costa europea mediterranea. In Italia
particolarmente rinomato è l'allevamento (in vasca a terra come in gabbie in
mare) nelle lagune adriatiche e lungo le coste toscane soprattutto nella Laguna di Orbetello e nella zona di Capalbio e Ansedonia.
Le orate pescate presentano carni più magre di quelle d'allevamento (dovuto alla minor possibilità di muoversi e alla maggior quantità disponibile di cibo di queste ultime); segnalato anche un maggior contenuto di acidi grassi essenziali.
Le orate pescate presentano carni più magre di quelle d'allevamento (dovuto alla minor possibilità di muoversi e alla maggior quantità disponibile di cibo di queste ultime); segnalato anche un maggior contenuto di acidi grassi essenziali.
La pesca con
la canna viene effettuata soprattutto in zone di costa bassa e sabbiosa con la
tecnica del surf casting ma, data la frequenza e
l'adattabilità della specie, anche in località di foce o dove siano presenti
coste rocciose non troppo alte. La pesca consiste nel proporre al pesce l'esca
locale (di solito si usano le cozze con guscio o crostacei ed anellidi marini) facendola arrivare sul fondo. Il terminale è
molto semplice e deve essere molto lungo (circa 1,5/2 metri) in modo da non far
insospettire il pesce e ad avvertire bene le toccate. L'orata è infatti un
pesce molto sospettoso ed ha l'abitudine di girare l'esca tra le labbra più
volte prima di ingoiarla, è quindi importante non ferrare subito la canna ma
aspettare l'abboccata (la punta della canna si fletterà di più rispetto alle
mangiate precedenti). L'esca ideale (come detto) è la cozza locale ma talvolta
anche il granchietto di sabbia e di scoglio può essere molto produttivo. Negli
ultimi anni si sono diffusi come esche alcuni "vermi" marini quali il
bibi, l'arenicola, l'americano o il coreano, con risultati spesso ottimi anche
se con esemplari di misura ridotta. L'amo da utilizzarsi deve essere di misura
abbastanza grande e molto robusto per non soccombere sotto la poderosa
dentatura del pesce. L'esca d'eccellenza per cercare di catturare un'orata di
media/grande dimensione è il granchio di sabbia, innescato talvolta con 2 ami.
Si distingue per avere il profilo del capo assai
convesso e la mandibola leggermente più breve della mascella superiore. Sulla
parte anteriore di ciascuna mascella sono presenti 4-6 grossi denti
caniniformi, seguiti da 3-5 serie di denti molariformi superiori e 3-4
inferiori.
Il corpo è ovale elevato e depresso. La pinna dorsale è unica con 11 raggi spinosi e 12-13 molli. Sono assenti le scaglie sul muso, sul preorbitale e sull’interorbitale. La linea laterale include 75-85 squame. Il dorso è grigio azzurrognolo ed i fianchi argentei con sottili linee grigie longitudinali. Una banda nera e una dorata sono interposte fra gli occhi. La regione scapolare è nera, questo colore continua sulla parte superiore dell’opercolo, il cui margine è rossastro. La pinna dorsale è grigio azzurrognola, con una fascia mediana longitudinale più scura.
La lunghezza massima dell’orata è 70 cm, ma la più comune è tra i 20 e 50 cm; può raggiungere un peso di 10 kg circa.
Il corpo è ovale elevato e depresso. La pinna dorsale è unica con 11 raggi spinosi e 12-13 molli. Sono assenti le scaglie sul muso, sul preorbitale e sull’interorbitale. La linea laterale include 75-85 squame. Il dorso è grigio azzurrognolo ed i fianchi argentei con sottili linee grigie longitudinali. Una banda nera e una dorata sono interposte fra gli occhi. La regione scapolare è nera, questo colore continua sulla parte superiore dell’opercolo, il cui margine è rossastro. La pinna dorsale è grigio azzurrognola, con una fascia mediana longitudinale più scura.
La lunghezza massima dell’orata è 70 cm, ma la più comune è tra i 20 e 50 cm; può raggiungere un peso di 10 kg circa.
È presente in tutto il bacino del Mediterraneo e nell’Atlantico
orientale, dall'estremo sud delle isole Britanniche
a Capo Verde.
È un pesce strettamente costiero e vive tra i 5 e i 150 m dalla costa;
frequenta sia fondali duri che sabbiosi, è particolarmente diffusa al confine
fra i due substrati. Normalmente conduce una vita solitaria o a piccoli gruppi.
È una specie molto eurialina, tanto che si può frequentemente
rinvenire in lagune
ed estuari,
ma è estremamente sensibile alle basse temperature. È molto comune nei mari
italiani.
Orata di mare , riconoscibile dalla macchia nera presente nella zona delle branchie
Informazioni nutrizionali
L'orata contiene una buona porzione di acidi grassi polinsaturi
(ma non nelle stesse quantità del pesce azzurro)
e monoinsaturi,
mentre l'apporto di colesterolo
è moderato; si presta dunque all'alimentazione contro il sovrappeso e alla
dieta per la cura delle dislipidemie
(ipercolesterolemia
o ipertrigliceridemia).
L'apporto energetico è fornito prevalentemente dalle proteine ad alto valore biologico (con amminoacido limitante leucina) e in minor parte dagli acidi grassi (con prevalenza dei monoinsaturi o dei polinsaturi a seconda che si tratti di un'orata di allevamento o selvatica).
L'apporto vitaminico è buono e predilige le concentrazioni di niacina (vit. PP) e riboflavina (vit. B2).
L'apporto energetico è fornito prevalentemente dalle proteine ad alto valore biologico (con amminoacido limitante leucina) e in minor parte dagli acidi grassi (con prevalenza dei monoinsaturi o dei polinsaturi a seconda che si tratti di un'orata di allevamento o selvatica).
L'apporto vitaminico è buono e predilige le concentrazioni di niacina (vit. PP) e riboflavina (vit. B2).
Composizione
nutrizionale dell'Orata - Valori di riferimento delle Tabelle di Composizione
degli Alimenti INRAN
Comparazione
Orata, selvatica, fresca, filetti, Orata, d'allevamento, fresca, filetti e
Orata, surgelata
Composizione chimica e valore energetico degli alimenti per
100g di
A)
Parte edibile Orata, selvatica, fresca, filetti B) Orata, d'allevamento, fresca,
B)
Filetti Orata, surgelata
A B
C
Parte edibile 100,0% 100,0% 69,0%
Acqua 73,2g 69,1g 78,4g
Proteine 20,7g 19,7g 19,8g
Lipidi TOT 3,8g 8,4g 1,2g
Ac.
grassi saturi 0,88mg 1,94mg mg Ac.
grassi monoinsaturi 0,93mg 2,78mg -
mg Ac.
grassi polinsaturi 1,21mg 2,21mg
- mg
Colesterolo 64,0mg 68,0mg 63,0mg
Carboidrati TOT 1,0g 1,2g 1,0g
Zuccheri solubili 1,0g 1,2g 1,0g
Fibra alimentare 0,0g 0,0g 0,0g
Energia 121,0kcal 159,0kcal
94,0kcal
Sodio - mg - mg - mg
Potassio - mg - mg – mg
Ferro - mg - mg 0,4mg
Calcio - mg 30,0mg 12,0mg
Fosforo - mg 1050,0mg 125,0mg
Tiamina
- mg - mg 0,04mg
Riboflavina - mg - mg 0,14mg
Niacina - mg - mg 4,30mg
Vitamina A - µg - µg 0,0 µg
Vitamina C - mg - mg 0,0mg
Vitamina E - mg - mg – mg
La
Razza suina per eccellenza:
La Large White italiana
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La Large White è la razza suina più diffusa e allevata nel territorio italiano, il suo allevamento ha inizio nel 1873 (anno della sua importazione) nelle città del nord Italia come Reggio Emilia, Parma e Mantova, andando ad assorbire anche le razze locali, tanto che per molti anni è anche chiamata razza “Reggiana”.
E’ chiamata anche con il
nome di Yorkshire, è forse la razza più conosciuta ed apprezzata anche a
livello mondiale. E' originaria dell'Inghilterra e più precisamente delle
contee di York, di Lincoln e di Norfolk. La sua formazione si ebbe nel XVIII secolo,
e iniziò presso l'azienda del ben noto allevatore Robert Bakewell, partendo da
scrofe locali e verri importati di origine cinese e siamese.
Attraverso una lunga
opera di meticciamento e selezione, si arrivò nel 1860 alla fissazione dei
caratteri e al riconoscimento della razza. La Large White venne subito
apprezzata per le sue spiccate doti di precocità, prolificità, grande mole,
notevole attitudine alla produzione di carne, scheletro relativamente ridotto
ed elevate rese di macellazione.
La storia i racconta che
in passato si avevano tre sotto razze:
La Large White o grande
York bianca, sempre da carne, era sempre molto apprezzata per la produzione del
bacon;
La Middle White o media York bianca, per la
produzione di lardo;
La Middle Essex o piccola
York bianca, per la produzione di carne grassa.
Ben presto però le ultime due
furono abbandonate in Italia, perchè la Large White era nettamente preferita
per le sue eccezionali prestazioni.
Arrivò in Italia nel 1873
importata dal prof. Antonio Zanelli nel Deposito animali migliorati annesso
all'Istituto Tecnico Agrario di Reggio Emilia e fattasi notare per la sua
spiccata caratteristica di dare buona prole. Da qui si diffuse rapidamente in
un primo tempo in tutta la Pianura Padana e successivamente nelle altre parti
del Paese. Il suo intenso utilizzo come razza incrociante determinò, durante il
Novecento, la sostituzione delle razze autoctone italiane, diverse delle quali
scomparvero, mentre altre sopravvissero con consistenze esigue.
La Large White, per la
grande mole e per la robustezza degli arti, trovò e trova tuttora notevole
apprezzamento in Italia per l'allevamento del suino pesante, utilizzato per la
produzione di salumi famosi quali ad esempio i prosciutti di Parma e di San
Daniele. Le condizioni di allevamento intensivo che prevedono l'utilizzo di
locali con pavimenti in cemento e il peso di macellazione elevato determinarono
la scelta di animali dotati appunto di arti molto forti e resistenti, favorendo
questa razza.
La lunga attività selettiva operata dai
suinicoltori italiani su questa razza ha determinato la formazione di un ceppo
italiano, denominato Large White Italiana, con caratteristiche che si adattano
in modo particolare alla produzione del suino pesante italiano.
E' la razza maggiormente
considerata in Italia.
Presenta una elevata velocità di accrescimento a tutte le età, un'ottima capacità di trasformazione degli alimenti, alte rese di macellazione, una qualità della carne eccellente con giusto rapporto tra parte grassa e parte magra, prosciutti ben conformati. La carne è utilizzata per la produzione di salumi tipici e per quella di carne da pronto consumo. Il peso di macellazione utilizzato per il suino pesante è di circa 160-170 kg (in un anno).
La Large White è caratterizzata da elevata prolificità, con circa 11 i suinetti nati per nidiata e circa due parti all'anno. Le scrofe posseggono ottima indole materna e una elevata produzione di latte, che consente loro di portare fino allo svezzamento nidiate numerose.
Viene allevata prevalentemente con sistema di allevamento intensivo, all'interno di grandi allevamenti. Si adatta anche all'allevamento all'aperto, anche se la lunga attività selettiva ha ridotto le sue doti di rusticità, per cui le condizioni più adatte sono quelle dell'allevamento semibrado, non particolarmente severo.
Di seguito mostriamo due video in cui nel primo si nota un maschio e nel secondo una scrofa con i suoi lattonzoli.
Caratteristiche morfologiche
Cute rosea e setole bianche.
Testa larga con profilo fronto-nasale mediamente concavo. Orecchie portate in alto, leggermente inclinate in avanti.
Cosce e spalle ben sviluppate, tronco lungo cilindrico leggermente depresso lateralmente, natiche convesse con prosciutto spesso, muscoloso e disceso (con forma tipica "schiacciata"; scheletro robusto.
Maschi adulti:
Testa larga con profilo fronto-nasale mediamente concavo. Orecchie portate in alto, leggermente inclinate in avanti.
Cosce e spalle ben sviluppate, tronco lungo cilindrico leggermente depresso lateralmente, natiche convesse con prosciutto spesso, muscoloso e disceso (con forma tipica "schiacciata"; scheletro robusto.
Maschi adulti:
- fino a 1 metro di altezza
- 1,60-1,80 m di lunghezza
- peso 300-350 kg, fino a 550 kg (fino a 400 kg le scrofe).
- 1,60-1,80 m di lunghezza
- peso 300-350 kg, fino a 550 kg (fino a 400 kg le scrofe).
Large White italiana - Caratteri
morfologici
L'Associazione Nazionale Allevatori
Suini (ANAS) che gestisce il libro genealogico della razza Large White italiana
ci informa che:
- Tipo: vivace, robusto, rustico, di buona taglia, non adiposo; scheletro solido, conformazione armonica.
- Mantello e Pigmentazione: setole bianche; cute depigmentata (rosea); è tollerata la presenza di qualche piccola macchia nera o ardesia nettamente delimitata.
- Testa: forte, leggera, con fronte larga e faccia di media lunghezza a profilo fronto-nasale leggermente concavo o rettilineo; grugno di buono sviluppo; mascelle larghe, robuste e nette; guance e gola larghe; orecchie erette con apertura del padiglione diretta in avanti.
- Collo: di lunghezza moderata ma non troppo corto, relativamente più muscoloso nel maschio ed armonicamente attaccato al tronco.
- Tronco: sufficientemente lungo, profondo, di forma cilindrica depressa lateralmente; spalle muscolose e ben fasciate; petto largo e profondo; dorso e lombi muscolosi ed uniformemente larghi, formanti una linea tendente all'orizzontale che si raccorda armonicamente con le regioni del garrese e della groppa; groppa larga, lunga e muscolosa; coda robusta, attaccata alta nel punto di passaggio tra groppa e natiche; natiche ben convesse; costato e fianchi ben discesi ed armonicamente collegati alla regione dorso-lombare; ventre ampio, sostenuto, formante con lo sterno una linea diritta e orizzontale; prosciutto quale risulta dalla descrizione della groppa e della natica e quindi, nel complesso, molto sviluppato in senso Antero-posteriore, spesso, muscoloso, ben disceso.
- Arti: di media lunghezza con articolazioni nette, robuste ed in perfetto appiombo; pastorali di media lunghezza e piedi solidi con unghielli larghi, corti, ben serrati ed uniformi.
- Andatura: agile, elastica, sicura.
Caratteri sessuali: nel maschio i testicoli sono voluminosi, globosi, uniformi, ben sporgenti dal perineo; i capezzoli devono essere in numero non inferiore a 14, ben rilevati e regolarmente distanziati. Nelle femmine, le mammelle devono essere in numero non inferiore a 14, regolarmente distanziate, con capezzoli normali ben pronunciati e pervi.
Prodotti tipici
ottenuti dalla LARGE WHITE:
Prosciutto di parma
Prosciutto San Daniele